Ischia, l’invasione dell’alga rossa su BIR
In un precedente articolo abbiamo già avuto modo di parlare di questa alga e della sua prima, tardiva, segnalazione ufficiale nelle acque di Sant’Angelo nel 2019.
Grazie al decisivo contributo dei ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e dell’Università degli Studi di Palermo, abbiamo avviato una campagna di rilievi e campionamenti, con l’obiettivo di valutare con maggiore dettaglio l’estensione di L. lallemandii, la sua presenza nel tempo, la variabilità in copertura ed output riproduttivo, di documentare il ciclo di colonizzazione e di stimare flora e fauna associate.
Durante le indagini, l’alga è stata osservata per la prima volta a metà luglio 2019 ed è totalmente scomparsa entro la metà di gennaio 2020. La copertura algale ha mostrato due picchi in agosto (55%) e Novembre (58,5%). In tutti i campioni analizzati sono stati osservati talli fertili (tetrasporofiti).
I talli non erano sempre fortemente attaccati al substrato o ad altre alghe e spesso potevano essere facilmente staccati da condizioni di forte idrodinamismo. Questi talli staccati sono stati trovati adagiati sul fondo in dense coperture (“turf”) o galleggianti o arenati sulla spiaggia.
Degni di nota erano la macroflora e fauna, quest’ultima composta essenzialmente da molluschi e anfipodi – che vivono tra le ramificazioni dell’alga – e vari pesci che si nascondono nel denso tappeto. Queste osservazioni indicano che questa alga può essere una fonte di cibo e rifugio per la comunità animale nativa della zona infralitorale superiore rocciosa.
La copertura che questa alga forma sulla vegetazione marina (altre alghe e fanerogame) può certamente rappresentare una seria minaccia per la vegetazione autoctona. Al momento non abbiamo osservato alcuna interazione negativa tra L. lallemandi e la prateria di Posidonia oceanica visto che L. lallemandi è stata principalmente osservata in piccole macchie isolate, alla base dei rizomi di P. oceanica, o ai margini della prateria (guarda video che segue).
Tuttavia, poiché l’Isola d’Ischia, soprattutto nel versante nord, è circondata da estese praterie di Posidonia, nonché da ampie coste rocciose, un monitoraggio regolare di questa alga sarebbe auspicabile. A tal proposito, il sito di Sant’Angelo, compreso in parte all’interno della zona “B no Take” dell’ Area Marina Protetta, va considerato come un prezioso laboratorio naturale per proseguire un monitoraggio regolare di questo fenomeno.
Le invasioni biologiche possono colpire gravemente le isole, importanti hotspot di biodiversità, così come le Aree Marine Protette (AMP), il cui obiettivo principale è la conservazione della biodiversità. Tuttavia, non è chiaro se le AMP ostacolino l’espansione invasiva delle specie invasive per mezzo di una “resistenza all’invasione” esercitata dall’elevata ricchezza di specie autoctone, oppure ne favoriscano l’introduzione e la diffusione attraverso attività turistiche che aumentano il disturbo ed i vettori di introduzione (àncore di imbarcazioni, immersioni subacquee, ecc.). Le AMP possono svolgere un ruolo importante come “siti sentinella” in cui possono essere studiati gli effetti dell’invasione delle specie aliene e possono essere sviluppate strategie di gestione per contrastarne gli effetti negativi. A tal fine, i dati sulla distribuzione e sulle dinamiche di diffusione delle specie invasive attuali sono essenziali.
I nostri ringraziamenti vanno a Renato Chemello e Sabrina Lo Brutto (Università di Palermo) per l’aiuto nell’identificazione, rispettivamente, di molluschi e anfipodi associati ai talli campionati; Alice Mirasole (Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli) per il controllo dell’identificazione di alcuni pesci; Luca Poerio Iacono per le immagini di Sant’Angelo; Stefano e Nicoletta Gallitelli per il controllo della traduzione in inglese.
– Luca Tiberti –