Conoscenza Ecologica Locale e Cittadinanza Scientifica

fonte: archivio Stazione Zoologica “A. Dohrn” – Napoli

[articolo rivisto e ampliato sul notiziario SIBM 67/2015]

Ci fu un tempo in cui i pionieri della ricerca si rivolgevano alla sapienza dei pescatori per portare avanti le loro indagini nel campo della biologia marina e la foto sbiadita del naturalista Anton Dohrn che si affida alle spalle ossute – eppur solide – del “pescatore Aniello” è una emblematica rappresentazione metaforica di questo contributo fornito dalle maestranze marinare al progredire della conoscenza scientifica.

Col passare del tempo, ai pescatori si è aggiunta un’altra categoria di “sentinelle del mare”: quella delle guide e degli istruttori subacquei. Soprattutto nelle zone turistiche costoro svolgono centinaia di immersioni all’anno e dunque hanno la possibilità di apprezzare cambiamenti significativi nell’ecosistema marino e di acquisire una serie di dati altrimenti impossibili da rilevare.

Oggi più che mai, quindi, la Local Ecological Knowledge – l’informazione che un gruppo di persone possiede sull’ecosistema locale (Huntington, 2000) – è un patrimonio importantissimo poiché permette alla comunità scientifica di monitorare quasi in tempo reale una molteplicità di fenomeni, come ad esempio l’invasione di specie aliene. Fenomeno, questo, che altera l’equilibrio ecologico, sanitario, economico e sociale dei paesi interessati e che ogni anno crea un danno stimato in dodici di miliardi di euro su scala europea. 

Capita così che un video pubblicato su youtube dal responsabile del centro di immersioni “Diving Agency” di Forio d’Ischia si riveli una importante segnalazione della presenza nel Golfo di Napoli di Fistularia commersonii, nota comunemente come “pesce flauto”, una specie aliena “lessepsiana“, cioè entrata in Mediterraneo dal Canale di Suez (da Ferdinand Marie de Lesseps, artefice dell’apertura del Canale).

I ricercatori hanno determinato che a partire dall’apertura del Canale di Suez ad oggi, più di ottanta diverse specie di pesci hanno invaso il Mediterraneo (IUCN, 2013) ma c’è una probabilità molto alta che questo numero aumenti rapidamente nell’immediato futuro.

Apprendendo la “notizia infausta” dell’imminente avvio dei lavori di ampliamento del Canale, diciotto tra i maggiori esperti del settore hanno redatto una dettagliata comunicazione dal titolo “‘Double trouble’: the expansion of the Suez Canal and marine bioinvasions in the Mediterranean Sea”, nella quale esortano la Authority del Canale di Suez e il Governo egiziano affinché, al contrario di quanto fatto fino ad ora, vengano rispettati gli accordi internazionali che prevedono la supervisione regionale e una valutazione di impatto ambientale che tenga conto di opzioni innovative di gestione del rischio (Galil et al., 2014). L’auspicio è che venga seguito l’esempio del Canale di Panama, dove gli ingegneri hanno creato un sistema di chiuse che impediscono il passaggio degli organismi.

L’esemplare di pesce flauto filmato a Ischia è un adulto di circa un metro di lunghezza, ed è stato avvistato alle 12:00 del 22 novembre 2014 durante un’immersione subacquea a Punta Sant’Angelo, ad una profondità di 15 metri e temperatura dell’acqua di 20°C.

Il mese dell’avvistamento conferma quanto già riportato in bibliografia in merito alla distribuzione intra-annuale delle segnalazioni, più frequenti nel periodo ottobre÷dicembre, che potrebbe significare che questa è la fase dell’anno in cui avviene la migrazione da un sito all’altro (Occhipinti-Ambrogi and Galil, 2008; Bodilis et al., 2011; Azzurro et al., 2012).

Di origine indo-pacifica, la prima Fistularia in Mediterraneo venne catturata nel 2000 in Israele da un pescatore; nel 2003 fu segnalata in Sicilia e già nel 2007 venne ritrovata in Francia: una velocità di dispersione media di circa 500 km/anno che la rende indiscutibilmente la specie invasiva a dispersione più rapida, tanto da meritare il soprannome di lessepsian sprinter (Karachle et al., 2004).

Azzurro et al 1 Azzurro et al 2

Al contrario del settore levantino del Mediterraneo, dove questo pesce è ampiamente diffuso e comincia a rivestire un’importanza commerciale tra i mercati ittici, nel settore di ponente non c’è stata ancora una invasione stabile, probabilmente a causa delle fluttuazioni ambientali e di alcuni fattori limitanti. Secondo il modello di affinità ambientale messo a punto dal ricercatore dell’ISPRA Ernesto Azzurro, il pesce flauto predilige acque costiere a media produttività ed alta salinità. In questo senso, uno degli ambienti più “ospitali” del mar Tirreno viene individuato proprio nella zona costiera compresa tra il Golfo di Napoli ed il basso Lazio, sebbene per il momento la specie non sembra troppo comune. In mancanza di dati bibliografici abbiamo condotto una piccola ricerca dalla quale è emerso che non risultano molti altri avvistamenti di Fistularia nel Golfo di Napoli: nel 2007 ci furono alcuni casi a Massa Lubrense (Russo F.) e Ischia (caso vuole che sia stato lo stesso titolare del centro sub ischitano, Renella G., ad effettuare l’avvistamento nelle acque isolane). Alcuni pescatori professionali intervistati hanno confermato la cattura molto rara di qualche individuo.

Caratteri distintivi del pesce flauto sono il corpo estremamente allungato, il  lungo muso tubolare e un filamento caudale finalizzato all’amplificazione degli stimoli della meccanorecezione. Il colore della parte dorsale può variare rapidamente dal bruno al verde oliva, spesso con puntini blu, al marmorizzato, al nero striato. La parte ventrale è invece grigio-argento.

Vive in fondali sabbiosi o con Posidonia oceanica, sempre in prossimità di pareti rocciose.

Predatore dotato di uno spettro alimentare ampio e flessibile, si nutre di una grande varietà di pesci, sia bentonici sia pelagici, occasionalmente di crostacei. Le strategie predatorie sono molteplici e vanno dall’inseguimento all’avvicinamento furtivo, con ricerca del cibo solitaria oppure in associazione con co-specifici o etero-specifici, come polpi o carangidi (Oddo, 2012).

Non avendo predatori conosciuti ed essendo molto vorace, questo pesce rappresenta una minaccia per gli stock ittici di valore commerciale, per cui l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) nella “Guida al Monitoraggio delle Specie Marine Invasive per i Manager di Aree Marine Protette  ne consiglia l’eradicazione attraverso ogni forma di pesca, anche subacquea.

 

pesce flauto fistularia commersonii ischia

 

 

Questo video pubblicato su youtube è dunque una importante testimonianza che ci spinge a concludere che le categorie professionali che lavorano con il mare potrebbero contribuire in maniera maggiormente significativa al monitoraggio del “loro” ecosistema. Una vera e propria miniera di conoscenza a costo zero che gli Enti preposti dovrebbero riuscire a valorizzazione e coinvolgere, e non mortificare con una serie di vincoli e balzelli, come troppo spesso accade.

In ambito europeo, il 29 settembre 2014 è stato adottato il Regolamento Europeo sulle Specie Aliene Invasive (IAS) che è entrato in vigore a gennaio 2015 e che, tra le altre cose, determina un sistema di sorveglianza per la diagnosi precoce e per l’applicazione di  misure idonee finalizzate ad una rapida eradicazione degli alloctoni. 

Anche se a scartamento ridotto, l’Italia pare avviarsi in questa direzione attraverso il primo progetto nazionale di “Citizen Science”, denominato CSMON (Citizen Science MONitoring), che per il momento interessa solo le regioni Lazio e Puglia, dove verranno messe a punto applicazioni semplici ed intuitive per la segnalazione tempestiva di dati di interesse scientifico.

Nel frattempo, noi dell’Associazione Nemo abbiamo seguito il suggerimento del dott. Azzurro e abbiamo segnalato l’avvistamento sul portale creato dall’istituto di Scienze del Mare di Barcellona (ICM)…

… Perché anche noi crediamo che “la cooperazione dei cittadini è inestimabile” (www.seawatchers.org) e… ogni volta che guardiamo quella foto sbiadita di Anton Dohrn sulle spalle del “pescatore Aniello”… ne siamo sempre più convinti!!

Luca Tiberti.

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