Un giallo di inizio estate
La morte della Pianta di Nettuno. Di Luca Tiberti.
Da sempre siamo abituati a vedere cumuli di Posidonia oceanica sulle nostre spiagge. Quello che per i più rappresenta un elemento di disturbo – disturbo provocato dal non piacevole odore che si sprigiona dalle foglie putrescenti di Posidonia – in realtà rappresenta un importante fattore di protezione degli arenili dall’erosione.
Nulla di strano, allora, se in una giornata di fine maggio ritroviamo tali accumuli, definiti banquettes dai ricercatori, sul lido di Ischia Porto?
Qualcosa di strano, di molto strano, in realtà c’è. E si: perché Posidonia, pianta superiore al pari di qualsiasi pianta terrestre, perde le sue
foglie per distacco naturale dalla base del fusto nella stagione autunnale, e non nel mese di maggio, quando invece è nel pieno della sua attività fisiologica per formare nuove foglie che sfruttino al meglio la luce estiva.
A questo punto abbiamo voluto indagare un po’ su questo giallo di inizio estate. Avvicinandoci alla battigia, abbiamo constatato che l’accumulo di materiale in questione non era formato da sole foglie morte ma da intere piante, con le foglie di un verde brillante tutte saldamente attaccate al fusto.
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A cosa è dovuto questo sradicamento? Domanda retorica. Nei giorni passati ci sono state forti mareggiate di libeccio e ponente. Il colpevole di questo misfatto è senza dubbio il vento e la conseguente corrente marina.
Ma un punto non ci era ancora chiaro: come mai nel versante ovest dell’Isola di Ischia, quello più esposto a tali mareggiate, non si ritrovano tracce di tale massacro?
La risposta che ci diamo – sperando che venga al più presto smentita – è che le piante spiaggiate ad Ischia Porto, località San Pietro, sono quelle che di recente sono state oggetto di espianto dal loro naturale sito di residenza e conseguente reimpianto in altro sito; operazione, questa, resa necessaria dal progresso energetico della nostra isola.
Spieghiamolo a chi non abbia a mente a cosa ci riferiamo: per far passare la condotta sottomarina del gas metano che da qualche tempo è arrivata ad Ischia (la condotta, si intenda bene) con più di qualche decennio di ritardo rispetto al resto d’Italia, si è dovuto procedere allo scavo del fondale marino dinanzi Punta San Pietro. Questo fondale marino era ricoperto da una prateria di Posidonia oceanica, la “Pianta di Nettuno” come la chiamano gli inglesi. Per arrecare il minor danno possibile ad un ambiente molto prezioso e ad una pianta sottoposta alle più severe norme di salvaguardia internazionale, è prassi consolidata da parte del Ministero dell’Ambiente di imporre il trapianto delle piante dal sito di scavo ad un altro sito attiguo.
Tale operazione non è semplice quanto trapiantare una qualsiasi pianta comune, ma è una procedura in fase sperimentale, con risultati ottenuti sinora alquanto deludenti.
Sia ben chiaro che non stiamo qui ad incolpare nessuno: dagli errori commessi la Scienza trae insegnamento. L’Ecologia non è scienza esatta, meccanicistica, cartesiana. Troppe variabili in gioco. A domanda posta, un’ingegnere risponde con una risposta secca, uno scienziato risponde invece con una serie di domande.
Certamente da oggi la comunità scientifica potrà calibrare meglio future opere di questo genere.
Ma inesorabilmente ci resta costante, perpetuo come un pappice sulla noce, un interrogativo da “scienziati” (termine usato in maniera dispregiativa per definire persone nullafacenti che passano il loro tempo ad ingegnarsi in cose inutili): ora che un quantitativo di prateria di Posidonia pari a circa 50 mc di volume non attutisce più, con la sua semplice presenza sul fondale marino, la forza delle onde, la costa della località Punta San Pietro sarà un po’ più esposta all’erosione dei litorali?
Aveva ragione l ‘ agente smith , siamo un virus per questo pianeta!!!!!
sì penso che l’attività di erosione sia maggiore ora che la posidonia non agisce più come prima, ma la selezione naturale interviene sempre, ci saranno piante più resistenti che faranno proliferare nuove posidonie e col tempo riprenderà la normale attività di ”cuscinetto” di queste piante. Sono i tempi ad essere lunghi in queste situazioni di lento ripristino.
stefania
e’ possibile che su questo pianeta dagli equilibri delicatissimi debba sempre intervenire l’uomo con la sua delicatezza elefantina,per sconvolgerne l’ ecosistema, continuamente,e mettere a dura prova la natura con interventi catastrofici…..beceri…arroganti…pagheremo anche questo…senza ombra di dubbio…
mi permetto di far notare che la quantità di posidonia che si è spiaggiata è di gran lunga superiore a quella che è stata piantata.
Posso affermare ciò perchè ho partecipato al lavoro di impianto ed espianto della posidonia, con questo non vogio assolutamente dire che il trapianto di posidonia abbia funzionato ma che c’è qualche altra causa per lo spiaggiamento di quella ingente quantità di piante di posidonia.
L’impresa che ha posato il tubo del gas ha “mancato” il percorso stabilito dal progetto di parecchie centinaia di metri……quindi….
Lo scavo del nuovo percorso come è stato fatto?
In passato lo scavo si faceva manualmente con una sega a catena idraulica, tipo una tagliasfalto per rendere l’idea, così l’impatto era minimo, si asportava la parte di posidonia e matte che realmente serviva.
Se serviva uno scavo largo 50 cm, i sommozatori misuravano per 50 cm e tagliavano per quella misura!
Se qualcuno fa snorkeling nella zona dell’eliporto a Casamicciola puo’ notare questo taglio sulla prateria di posidonia fatto per far passare i cavi .
E allora di nuovo mi domando…. per far passare il tubo del gas come è stato fatto lo scavo?
Io lo so….
Per la cronaca e informazione agli studiosi del settore, i canali avuti dal taglio della posidonia a Casamicciola, di cui ho parlato prima, una volta posato il cavo elettrico sono stati riempiti con sacchi di iuta pieni di pietrame e sabbie piu’ inerti, la posidonia è ricrescuta attecchendo sui sacchetti!
Davvero sbalorditivo!……ahhhh quando una volta i lavori pubblici si facevano con criterio!
scusate se mi sono dilungato un po’!
Grazie Fabio per la tua testimonianza.
In merito alla quantità spiaggiata credo che sulla base degli elementi a nostra disposizione non puoi essere così sicuro di quello che dici, a meno che tu non abbia un dato più sicuro della nostra grossolana stima.
In pratica ci stai dicendo che la Ditta che ha eseguito lo scavo non ha seguito il percorso progettato (dove era stato eseguito l’espianto preventivo di Posidonia). Così, anzichè evitare di danneggiare la prateria s’è fatto ancora più danno, andando a estirpare più piante di quelle necessarie:
quelle nel percorso “progettuale” della condotta e quelle del percorso “reale”, quest’ultimo scavato per mezzo, suppongo, di benna che ha una precisione non proprio ottimale.
Tutto questo ci fa inorridire, sia per il danno ad una pianta severamente protetta dalla normativa europea e nazionale, sia per lo sperpero di soldi pubblici, a questo punto letteralmente buttati a mare, per espiantare delle piante da una zona non toccata dai lavori e ripiantarle in un’altra.
….non ricordo bene, forse 12000 0 15000 talee!
Una quantità ridicola rispetto a quella che era sulla spiaggia.
….e aggiungo….dire che la benna non ha una precisione ottimale è riduttivo….una benna che scava alla cieca crea un disastro di proporzioni inimmaginabili, so di cosa parlo!
Ciao Fabio, ho trovato anche io molto interessante la tua testimonianza e mi chiedevo se esistessero documenti ufficiali e non, sull’esito del reimpianto prescritto dal ministero e realizzato in zona San Pietro.
Quanto al recupero naturale della pianta che hai osservato a Casamicciola, un fenomeno simile è stato documentato su massicciate di pietrame usato come ricoprimento di metanodotti in località Mazara del Vallo, Trapani. In questo caso però i sacchi di iuta non c’erano…
Ciao Adriana
al momento l’azienda che ha svolto l’espianto e reimpianto sta ancora monitorando la zona, proprio oggi i biologi erano in acqua a fare delle verifiche.
Se ti servono notizie più dettagliate ti posso mettere in contatto direttamente con gli addetti ai lavori
Ciao Fabio. Mi sto’ occupando del progetto GALSI, metanodotto che dall’Algeria porterebbe il metano in Sardegna e da qui in Italia. L’atterraggio dovrebbe avvenire al sud della Sardegna, Golfo di Palmas, e per la sua realizzazione è stato prescritto dal Ministero il trapianto di P.o. per un percorso di 13 km largo 8 metri. Siamo ovviamente preoccupati e bisognosi di avere quante piu’ informazioni è possibile. Nella stessa zona esistono anche i banchi di Pinna nobilis (nacchera) piu’ fitti ed estesi di tutto il Mediterraneo, ed anche per questi si parla di trapianto, operazione mai effettuata da nessuno. Convinta che la P. o. non siano stoloni di fragola e che le P. n. non siano pecore da gregge, ancora ti chiedo per favore di mettermi in contatto con chi possa darmi piu’ informazioni possibili.
Paola Turella, biologa marina.
Gruppo del Leone, Museo del Bisso, Sant’Antioco.
Ciao Paola
sicuramente maggiori informazioni te le può dare il Dott. Luigi Maria Valiante, il biologo che si occupa dell’espianto e reimpianto della posidonia.