Barchette arenate a Sant’Angelo: le foto.
Un’annata particolare, questa del 2014, con molti fenomeni di avvistamento di meduse spiaggiate, segno di squilibri ambientali ancora non perfettamente noti. Anche ad Ischia le persone che amano passeggiare sulla spiaggia hanno notato e segnalato questo fenomeno già a partire dal mese di Aprile.
Oltre alle classiche meduse Pelagia nocticula, comunemente dette “vespe di mare” per le dolorose punture che infliggono agli sfortunati bagnanti, quest’anno è stato possibile osservare sulla riva anche altri animali ai quali siamo meno abituati: si tratta delle “barchette di San Pietro” (Velella velella), by-the-wind-sailor in lingua anglofona.
Le foto che pubblichiamo si riferiscono ad un avvistamento avvenuto il giorno 11 maggio 2014. Quel giorno la nostra Associazione era presente sulle spiagge di Sant’Angelo per l’evento di sensibilizzazione ambientale “Let’s Do It Mediterranean!” e grande è stata la meraviglia quando ci siamo trovati di fronte a questo singolare fenomeno che ha tinto di blu la scura sabbia vulcanica.
Cos’è la Velella è presto detto: si tratta di un Còndròforo ovvero una colonia di animali la cui interrelazione porta alla costituzione del “super-individuo” dalla tipica forma a barca. Le Velelle appartengono al Phylum degli Cnidari – del quale fanno parte pure meduse, anemoni e coralli – classe Idrozoi.
Ogni “barchetta” è composta da una forma medusoidale di forma ovale sormontata da una vela verticale. Al di sotto della vela sono presenti gli zoidi, individui specializzati in diverse funzioni: nutritizie, difensive e riproduttive.
La natura, specialmente quella marina, presenta forme davvero strabilianti. Attraverso la vela queste colonie riescono a sfruttare i venti e a percorrere lunghissime distanze. Si tratta quindi di animali planctonici, ovvero di animali che si lasciano trasportare da venti e correnti, per cui la loro presenza non è, come ancora si crede, indice di buona o cattiva qualità delle acque, anche se va detto che questi animali non sopravvivono molto in acque particolarmente inquinate.
Sulla loro abbondanza negli ultimi anni, così come pure su quella delle meduse, gli scienziati stanno ancora facendo il punto della situazione. Sicuramente la diminuzione del numero dei loro predatori naturali (come le tartarughe marine) è una causa. Altra causa, se vogliamo ancora più preoccupante, è la diminuzione di competitori. Le barchette si cibano di forme larvali marine, così come fanno molte altre specie di maggior interesse commerciale che pertanto vengono pescate dall’uomo. Venendo meno queste ultime a causa della sovrapesca, le barchette hanno a disposizione un più lauto banchetto che le porta, soprattutto nei mesi primaverili, ad un incremento smisurato del loro numero, ciò che gli scienziati chiamano “bloom” o “fioritura”.
Ultima nota: come le meduse e gli anemoni le velelle si procacciano il cibo attraverso tentacoli urticanti. Fortunatamente per noi uomini le tossine sprigionate non sono dolorose e pertanto possiamo anche toccare questi animali, facendo però attenzione ad evitare di toccarci poi le parti più sensibili come gli occhi o la bocca.
In attesa di un prossimo incontro vi lasciamo con alcune foto scattate a Sant’Angelo. Buon vento marinai!